lunedì 14 luglio 2025

Superman

di James Gunn.

con: David Corenswet, Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Skyler Gisondo, Nathan Fillion, Isabela Merced, Marìa Gabriel de Farìa, Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince, Neva Hawell, Sara Sampaio, Fank Grillo, Mikaela Hoover.

Superoistico/Fantastico/Azione

Usa 2025













Il DC Extended Universe è morto. E, va detto, contrariamente agli auspici, spesso violenti, dei redditers fan di Zack Snyder, non tornerà mai in vita.
Circa dieci anni dopo l'esordio in sala de L'Uomo d'Acciaio, l'esperimento dell'universo supereroistico condiviso di Warner e DC Comics si è rivelato un tonfo che ha quasi affossato la prima e fa ridere vedere oggi quei fanboys che non vogliono rassegnarsi alla sconfitta, quando, ad ogni singola uscita, magari erano proprio loro che criticavano ferocemente la visione di Snyder e soci.
Il nuovo DCU di James Gunn e Peter Safran esordisce ora con Superman Legacy, ribattezzato subito semplicemente Superman. Per Gunn è la prova del nove, dopo essere stato acclamato per la bella trilogia sui Guardiani della Galassia in casa Marvel e aver creato l'altrettanto bello The Suicide Squad per lo Snyderverse.
Un esordio che ha scatenato le solite polemiche di paglia nel fandom, che come sempre non ci perde nulla a massacrare un film basandosi su pochi fotogrammi dei trailer, oltre che a scatenare la perplessità degli spettatori durante le proiezioni test, tanto che Gunn ha dovuto rimettere mano al montaggio più volte, pare arrivando addirittura a cambiare l'intera struttura del film. Uscito in sala, nonostante i molti pareri positivi, ha poi finito per dividere il pubblico. Ed è del tutto normale che un film del genere, che non vuole scendere praticamente mai a compromessi nella sua visione, divida tutto e tutti.


Gunn, in buona sostanza, unisce il classico al moderno, in questa sua lettura del personaggio.
Dal passato torna la visione coloratissima e un po' camp del mondo dei supereroi, che lui riesce a portare in scena in modo serio senza scadere nel ridicolo involontario o nel pretenzioso, come già faceva in The Suicide Squad. Al bando supertizi in abiti scuri e dal cipiglio depresso, ecco arrivare su schermo gli assistenti robot di Kal-El nella Fortezza della Solitudine o il simpatico cagnolino Krypto, ma anche quel Metamorpho il cui design è praticamente lo stesso dei fumetti della Silver Age, compreso il bizzarro accostamento di colori. Allo stesso modo, tornano tutti i concetti più strambi, come gli universi tasca e l'esistenza di molteplici forme di superpoteri e di forme di vita aliena, che Gunn introduce con nonchalance, senza aspettare seguiti o spin-off.
Nel mondo del Superman del 2025, i supereroi esistono da generazioni e il mondo si è abituato a crisi dimensionali e invasioni aliene. Gunn non insulta l'intelligenza dello spettatore, che al pari degli abitanti di Metropolis conosce concetti del genere da almeno 25 anni. Tanto che omette persino il solito racconto di origini per concentrarsi direttamente su storia e personaggi.



Proprio storia e personaggi rappresentano la parte moderna del film.
Tutta la trama prende le mosse dal fatto che Superman si permetta di interferire in un'invasione programmata di uno stato dell'est Europa ai danni di un altro e non c'è neanche bisogno di specificare a cosa in realtà Gunn si riferisca. Il personaggio di Superman diventa così il paladino degli oppressi, non solo dei deboli, un eroe che non ha confini e non si piega alle logiche moderne, non a quelle dell'inerzia politica, tantomeno quelle che vorrebbero gli eroi come dei semplici brand delle aziende, con la Justice League che diventa praticamente un esercito privato.
Un Superman che diventa qui ancora più umano, piegato dai sensi di colpa derivanti dalle sue azioni, insicuro sul fatto che il suo ruolo nel mondo sia effettivamente positivo, ma che nonostante tutto si batte per un ideale di giustizia che non conosce distinzioni, cosa che riporta il personaggio praticamente alle sue origini, persino quando si decide di rileggere il ruolo dei Kryptoniani (cosa che probabilmente verrà rettificata nei seguiti), un pacifista che sfida tutto e tutti in nome del suo ideale. Tanto che non si può reagire con un sorriso amaro quando questo Superman esclama che essere buoni in un mondo di cattivi è la cosa più punk possibile.
Laddove Superman incarna (nuovamente) il meglio dell'umanità, Lex Luthor anche al cinema diventa l'incarnazione del peggior lato dell'essere umano, un omuncolo che, nonostante l'intelligenza superlativa, è schiavo dei peggiori vizi umani, ossia la megalomania e l'invidia. Lo scontro tra i due diviene quello tra i due poli opposti dell'uomo, oltre che quello tra due persone dai grandi talenti, ma dall'insicurezza altrettanto grande. Entrambi restano sempre ancorati ai ruoli di superbuono e supercattivo, non ci sono scale di grigio, si tratta pur sempre di un racconto supereroistico, ma pur senza strafare, Gunn rende credibili queste due figurine, proprio perché fa leva sulla loro estrema umanità; che nel caso di Superman, diviene ancora più marcata, riportandolo alla visione che Donner e Reeve avevano del personaggio. E nonostante si odano anche le fanfare di John Williams, richiamate in servizio perché oramai indissolubilmente legate al personaggio, non siamo dalle parti di un Superman Returns: qui c'è il rispetto per il passato, ma non la sua feticizzazione.


Se nella scrittura Gunn crea così un perfetto distillato del personaggio, nella messa in scena fa anche di più e porta su schermo tutte le possibili situazioni nelle quali lo spettatore può immaginare l'Uomo d'Acciaio. Ecco dunque Superman combattere contro un kaiju nel centro di Metropolis, prendere a cazzotti una sua nemesi, volare tra gli universi e interagire con altri superuomini, oltre che ad intrattenere una tormentata storia d'amore con una Lois Lane agguerrita, perfettamente incarnata dalla bellissima Rachel Brosnahan. E persino l'amico Jimmy Olsen qui diventa parte attiva del racconto e sveste i panni del "simpatico sfigato" per divenire un vero e proprio tombeur des femmes, in un'inversione ironica che paradossalmente finisce per funzionare a dovere.
Gunn paga certamente quando si tratta di infilare tutti gli elementi possibili in una storia di poco più di due ore, con lo script che spesso risulta didascalico, soprattutto nei primi minuti; ma la sua visione è certamente coerente e spettacolare.


Tanto che alla fine, non sarebbe sbagliato definire quello di James Gunn come IL film di Superman: qui c'è tutto ciò che ha reso celebre e amato il personaggio, cucito in una confezione spettacolare dove però il racconto non cede mai passo agli effetti.
E' normale detestarlo: chi è abituato agli eroi DC come personaggi depressi e violenti non potrà che inorridire davanti ai colori sgargianti e al volto umano di David Corenswet. Chi invece conosce il personaggio dai fumetti o dal classico di Richard Donner, non può che apprezzare questa sua nuova lettura.

1 commento:

  1. Le vedove di Snyder, quelle che sono andate al cinema così tanto che il loro universo ha avuto bisogno di un reboot e il loro regista è finito nell'unico posto dove questi culidipiombo guardano film, a scrocco su un profilo condiviso Netflix. Tutto torna, scimmie urlatrici da tastiera comprese ;-) Cheers

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