Superman IV: The Quest for Peace
di Sidney J.Furie
con: Christpher Reeve, Gene Hackman, Magot Kidder, Mariel Hemingway, Jon Cryer, Mark Pillow, Jackie Cooper, Marc McClure.
Fantastico/Supereroistico
Usa, Regno Unito (1987)
Laddove i primi due film su Superman si rivelarono degli strepitosi successi al botteghino, "Superman III" (1983) registrò un calo di entrate, dovuto principalmente al fatto che fosse una commedia di Richard Pryor travestita da film sull'Uomo d'Acciaio, mentre "Supergirl" (1984) fu un cocente flop.
Il nome di Superman non era più sinonimo di soldi a palate, per questo i Salkind decisero di vendere i diritti di sfruttamento cinematografico del personaggio alla Cannon Group di Menahelm Golan. Una casa di produzione che nella prima metà degli anni '80 era in piena ascesa, grazie ai successi generati dai B-Movie che produceva, ma che nella seconda metà del decennio iniziò ad attraversare una crisi che l'avrebbe portata al fallimento entro la fine del decennio.
Questo perché il modello produttivo di Golan era insostenibile: metteva in produzione più blockbuster contemporaneamente, ritrovandosi a dover giostrare i capitali tra più produzione, tagliando i relativi budget talvolta in maniera barbarica.
"Superman IV" entra malauguratamente in produzione assieme all'osceno "I Dominatori dell'Universo" e a quel primo film sull'Uomo Ragno che mai si concretizzerà, con un budget di appena 17 milioni di dollari, poi eroso dai "magheggiamenti" della produzione; la maggior parte dei capitali viene usata per richiamare tutto il cast originale, ossia Christopher Reeve (che Golan riesce a portare a bordo con la promessa di poter mettere le mani alla sceneggiatura e di produrli un film successivo, ossia il sottovalutato "Streetsmart"), Margot Kidder, Jackie Cooper, Mark McClure e persino Gene Hackman, che torna a vestire i panni di Lex Luthor in assenza dell'odiato trio di produttori.
Malauguratamente, molti meno soldi sono riservati agli effetti speciali, con la conseguenza che questo ultimo exploit di Reeve è semplicemente inguardabile, benché le buone intenzioni non manchino davvero.
Sulla carta il progetto aveva infatti tutti i numeri per funzionare: lo script vede Superman, preoccupato per l'imminente catastrofe nucleare, disfarsi di tutte le testate atomiche, ergendosi così a tutore della Pace; nel frattempo, Lex Luthor, fuggito di prigione, riesce a clonare il supereroe e a crearne la perfetta nemesi: un Uomo Nucleare (Mark Pillow), il cui tocco radioattivo è in grado di distruggere il perfino il corpo dell'Uomo d'Acciaio; dal punto di vista affettivo, invece, il nostro supereroe deve vedersela con un inedito triangolo amoroso: Lacy Warfield (Mariel Hemngway), nuova direttrice del Daily Planet, si innamora perdutamente di Clark, mentre Lois (Margot Kidder) continua la sua love story con l'alter ego Superman.
Di carne al fuoco, quindi, c'è ne è per tutti i gusti: commedia, avventura, azione, al solito mescolati in un'unica pellicola; laddove in "Superman III" la storia era cucita totalmente addosso a Richard Pryor e al suo umorismo demenziale, quella di "Quest for the Peace", pur al netto delle molte ingenuità, è una trama da perfetto film con protagonista il Supes di Reeve.
Il pezzo forte è poi dato dalla caratterizzazione che Reeve dà all'eroe; Superman ora è il paladino della Terra intera, non più del solo American Way of Life, viaggia per tutto il mondo aiutando i deboli e riceve perfino il dono delle lingue, parlando in russo all'inizio della pellicola; il personaggio riscopre così le sue origini messianiche divenendo il simbolo della distensione tra Usa ed Urss, tema che in quegli anni veniva frequentata anche dal cinema commerciale (basti pensare a film come "Rocky IV" del 1985 o "Star Trek VI: Rotta verso l'Ignoto" del 1991)
Le buone intenzioni, come si diceva, vengono frustrate irrimediabilmente da una realizzazione oltre i limiti del trash; lo scarso budget impone forti tagli negli effetti speciali, che così divengono palesemente falsi e, quindi, ridicoli; davvero non si riesce a credere alle scene di volo, portate avanti con de igreen screen da accatto, talvolta riciclando la medesima inquadratura di Reeve che vola verso lo schermo, o, peggio ancora, alle parti ambientate nello spazio, che sembrano uscite da un B-Movie degli anni '40 piuttosto che da una produzione della seconda metà degli '80; semplicemente ridicola la scena della nascita dell'Uomo Nucleare, risolta con una sequenza in animazione 2d che sembra uscita pari pari da un cartone animato da due soldi; ignobile, poi, il design dello stesso personaggio: uno svedesone pompato, del tutto inespressivo, vestito con uno sgargiante costume da carnevale e che parla con la voce di Gene Hackman (!!!); un villain che sulla carta dovrebbe incutere timore, visto anche l'impegno dello statuario Mark Pillow e dello stesso Hackman, ma che finisce solo per indurre alle risa.
Il regista, Sidney J.Furie, dal canto suo è una personalità del tutto peculiare: inglese di origine, sale alla ribalta negli anni '60 con la spy-story "Ipcress" (1965), che lancia la carriera del grande Michael Caine; arrivato in America, prosegue la sua carriera in gloria con il bel western "A Sud-Ovest di Sonora" (1966), dove dirige l'inedito duo Marlon Brando/John Saxon; a partire dagli anni '80, però, si perde in una serie di produzioni da due soldi, divenendo un mestierante a buon prezzo; chiamato a dirigere una pellicola non facile, dato lo scarso budget, fa del suo meglio, riuscendo per lo meno a non annoiare.
Perché. per lo meno, "Quest for the Peace" non annoia davvero mai; e questo sia quando porta alla risata involontaria, sia quando concede qualcosa di davvero buono allo spettatore, anche se queste ultime parti sono davvero limitate.
Tanto che "Supoerman IV" è alla fine una pellicola brutta ai limiti dell'inguardabile, che pose termine alla carriera filmica del mitico supereroe, il quale tornerà sul grande schermo solo nel 2006, quasi venti anni dopo.
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