domenica 24 marzo 2013

Superman III

di Richard Lester

con: Christopher Reeve, Richard Pryor, Annette O'Toole, Robert Vaughn.

Commedia

Usa (1983)















Se le forti controversie produttive alla base del precedente "Superman II" (1980) potevano tranquillamente portare a bollarlo come "uno stano caso", quelle, ancora più strambe ed oscure, alla base di questo "Superman III" possono portare a bollarlo come  uno "stralunato caso".
Il capitolo precedente, nonostante l'ottimo riscontro di pubblico e il beneplacito della critica, aveva scontentato l'intero cast artistico e finanche uno dei tre produttori, Pierre Spengler, il quale decide, per questa nuova avventura dell'Uomo d'Acciaio, di fare le cose in grande: scrive un trattamento lungo e complesso, dove Superman deve affrontare l'alieno Braniac per salvare la città di Kandor, ultimo avamposto kryptoniano salvatosi dalla distruzione del pianeta, nel quale vive anche sua cugina Kara Zor-El, alias Supergirl.
Se il progetto fosse andato in porto, a quest'ora avremmo avuto tra le mani una pellicola spettacolare, che all'epoca avrebbe rinverdito i fasti del cinema a fumetti; sfortunatamente non è andata così: per qualche strano ed oscuro motivo, il produttore capo Alexander Salkind decide di reclutare nel cast della pellicola il leggendario comico Richard Pryor, all'epoca ancora una superstar. L'intento era forse quello di creare una sorta di doppio spettacolo con il quale attrarre al cinema sia i più piccoli, patiti di Superman, sia gli adulti, fan di Pryor e della sua comicità scorrettissima, pur sapendo che questa volta sarebbe stata edulcorata.
Tuttavia, l'intero progetto diviene presto una sorta di one-man-show di Pryor, il cui screen time cresce a dismisura fino ad oscura il resto; Superman diventa quasi un personaggio secondario nel suo stesso film, dove solo la sottotrama sulla sua "metà oscura" finisce per giustificarne davvero la presenza.
Come se non bastasse, Gene Hackman decide di non prendere parte al progetto, data l'acredine che la defenestrazione di Donner aveva suscitato, e per punire Margot Kidder, la quale era stata anch'ella critica verso la produzione dopo il licenziamento di Donner, i Salkind eliminano il personaggio di Lois Lane, mandata letteralmente a quel paese con la scusa di una vacanza, solo per creare una nuova love-story con Lana Lang, la fidanzatina di Smallville che qui ha il volto della bella Annette O'Toole.
Il risultato è una commedia bislacca, ma tutto sommato stranamente non disprezzabile.


Perché di una commedia vera e propria si tratta, come testimonia quella sequenza d'apertura nella quale Richard Lester dà sfogo a tutta la sua passione per lo slapstick. Senza contare le numerose sequenze cucite addosso a Pryor, che finiscono per avvicinare il film ad un classico exploit a là John Landis piuttosto che ad un blockbuster.
Del cinema avventuroso e spettacolare resta giusto qualche sequenza. La più iconica è ovviamente il lungo combattimento tra i due Superman, la cui coreografia è anche ben eseguita, ma che non ha la forza drammatica che avrebbe potuto avere a causa di una scrittura che si rifiuta di fare i conti con la caratterizzazione del personaggio.
Nell'ultimo atto, il tono cambia radicalmente, con la minaccia del supercomputer che prende le forme della scena nella quale la sorella del villain viene trasformata in un cyborg, degna di un horror vero e proprio. Incoerenza dovuta ovviamente alla necessità di creare un minimo di tensione almeno per il climax e che rende il film ancora più ameno e indigeribile.


Il risultato finale è ancora più straniante del film precedente: commedia, storia romantica ed avventura si susseguono ancora più forsennatamente, ma l'empatia latita; il conflitto del personaggio è puramente pretestuoso, il villain di Pryor non fa paura (e ci mancherebbe, visto che è più caricaturale del Lex Luthor di Gene Hackman) e la minaccia del supercomputer puramente formale; la storia d'amore, per di più, è banale, sciatta e prevedibile.
Eppure, miracolosamente, il film riesce tutto sommato a funzionare grazie alla regia di Lester, che non perde mai davvero il controllo: lo humor esasperato e sempre volontariamente sopra le righe non scade quasi mai nel ridicolo involontario e quando si decide che di ridicolo debba essercene, questo risulta sempre voluto, anche quando mal digesto; il ritmo è poi veloce, tanto che, nonostante la lunga durata, il film tutto sommato scorre via senza troppi intoppi.



"Superman III" è così una pellicola genuinamente stramba, che funziona nonostante i singoli elementi di cui si componga non funzionino se isolati; resta il peccato per quello che avrebbe potuto essere e che, purtroppo, non riusciremo mai a vedere.

2 commenti:

  1. Quoto! Film godibile, ma improntato troppo sulla commedia. I piatti forti secondo me sono il ritorno di Clark a Smallville e il confronto con il Superman cattivo (la scena migliore del film secondo me). Gran bel lavoro di Reeve e dei truccatori e costumisti nel presentarci questo Superman nullafacente, "dispettoso", che va a donne giusto perché gli va ecc.. I cattivi sono un po così, con Webster che anticipa un po il Luthor industriale. La migliore è Pamela Stephenson, oca fino ad un certo punto. Certo, con Braniac sarebbe stata tutta un' altra cosa.
    Lana è simpatica e più introversa e dolce di Lois e approfondiamo un pochino la sua figura con la sua indecisione di lasciare o meno Smallville.
    Il mitico e compianto Richard Pryor alla fine non stona.
    Certo vedere iniziare il film prima con una sua scena e poi con i titoli di testa in versione comica invece che con i mitici titoli ed il mitico motivo, è alquanto straniante.

    "resta il peccato per quello che avrebbe potuto essere e che, purtroppo, non riusciremo mai a vedere."

    Già! Nello stesso periodo de "Il ritorno dello jedi" avremmo forse potuto e dovuto vedere altro.
    Curiosa l' idea di allacciarsi all' emergente mondo informatico che vediamo anche in "Wargames - giochi di guerra".

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    1. Non avevo mai pensato ad un collegamento tra Superman III e il piccolo cult di Badham, ma in effetti sono usciti nello stesso periodo ed hanno anticipato la moda dei "computer viventi".

      Chissà se riusciremo mai a vedere davvero Brainiac in un film di Supes :(

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