giovedì 14 agosto 2025

Weapons

di Zach Cregger.

con: Julia Garner, Josh Brolin, Alden Ehrenreich, Benedict Wong, Cary Christopher, Amy Madigan, Austin Abrams.

Thriller/Horror

Usa 2025















Quando ci si impone con un esordio "folgorante", è sempre difficile creare un secondo film che confermi il proprio talento. A Zach Cregger questa regola fortunatamente non si applica.
Perché il esordio, Barbarian, è stato accolto ottimamente e rappresentava tutto sommato un thriller/horror solido, il cui successo è stato tutto meritato. Ma è con Weapons che Cregger dimostra, nonostante tutto, di non essere solo un regista baciato dalla fortuna per una buona intuizione.



Questo sebbene la premessa di Weapons si basi tutta sul mistero inerente la storia: in una cittadina degli Stati Uniti, una notte, tutti i bambini di una classe elementare iniziano a fuggire di casa, senza apparente motivo. Ad interessarsi dell'accaduto, mentre le autorità brancolano nel buio, sono così la maestra Justine (Julia Garner) e Archer (Josh Brolin), padre di uno dei bambini scomparsi.




Una premessa da favola nera, che ricorda il recente The Piper, vera e propria re-immaginazione (ancora più) horror della fiaba del pifferaio magico. Ma Weapons non vuole essere una favola, quantomeno non nei toni, benché la storia viri sempre verso quella direzione.
Cregger predilige il virtuosismo, tanto nella messa in scena quanto nella scrittura, dove una storia tutto sommato semplice viene smontata e frammentata in diversi punti di vista. Come in Barbarian, anche in qui tutta la sceneggiatura viene strutturata tramite ribaltamenti delle prospettive che disvelano poco alla volta il mistero. L'intrigo è così sempre forte e il ritmo lento, pur appaiato alla lunga durata, di circa 130 minuti, permette all'autore di dare una tridimensionalità praticamente inedita ai personaggi, i quali hanno tutti luci ed ombre: la maestra Justine, per quanto amorevole e vittima dell'ostilità locale, è anche volitiva, mentre Archer, per quanto meschino, è genuinamente preoccupato per la sorte del figlio.



Quando il mistero viene disvelato, di certo non delude, benché qui Cregger si dimostri debitore del primo Ari Aster. Il colpo di scena è ben calibrato e tutta la parte finale colpisce anche per la ferocia. Così che Weapons potrebbe davvero essere considerato come un ottimo exploit horror... se non fosse per un difetto marginale che però induce ad una riflessione forse urgente.



Per tutto il film, la regia stende una sottile patina di ironia sugli eventi, la quale è avvertibile solo in sparute sequenze. Il tono è in generale serissimo e quando la levità arriva riesce tutto sommato ad amalgamarsi con il resto. 
Cosa che nell'ultima parte del finale non avviene: l'uso dei diversi punti di vista per portare in scena la risoluzione porta ad un uso massiccio del registro ironico, volutamente adoperato per distaccarsi dal tutto e incrementato dall'uso di trovate degne di una commedia horror (il pelapatate usato come arma...). La conseguenza è ovvia: il film scade in un umorismo di grana grossa che non solo ammazza ogni coinvolgimento, ma che stona anche con il resto di ciò che si è visto, oltre che con una storia che non potrebbe essere ironica se non in una commedia demenziale pura.



Una scelta stilistica stramba, del tutto figlia di tempi nei quali un autore deve sempre far ricorso al distacco ironico per dimostrarsi "cool" e che porta a credere come spesso gli autori americani abbiano semplicemente paura di essere presi sul serio.
Laddove Cregger dimostra gusto e mano ferma per la quasi totalità dei 130 minuti di durata, quel finale così spiazzante, nel senso peggiore del termine, impedisce a Weapons di divenire davvero memorabile, benché, in generale, confermi comunque il solido mestiere del suo autore.

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