di James Cameron.
con: Sam Warthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Oona Chaplin, Kate Winslet, Cliff Curtis, Joel David Moore, CCH Punder, Edie Falco, Britain Dalto, Trinity Jo-Lis Bliss, Jack Champion, Jamie Flattera.
Fantastico/Avventura
Usa 2025
Quattrocento milioni di dollari di budget. Per una saga che ha incassato un totale di circa cinque miliardi di dollari, forse sono anche pochi. Fatto sta che arrivati al terzo film (su potenzialmente cinque), è anche ora di fare un bilancio della saga di Avatar.
Una saga che in realtà una saga non è, visto che James Cameron ha praticamente rifatto per due volte il primo film, cambiando giusto la palette cromatica delle immagini e pochissimo altro. Perché se già La Via dell'Acqua era una fotocopia che aggiungeva quel pochissimo che basta per fare finta che non lo fosse, Fuoco e Cenere è praticamente la fotocopia della fotocopia, con in più un comparto spettacolare decisamente non all'altezza.
Sul piano narrativo, di carne al fuoco questa volta Cameron ne mette pure, almeno in teoria. Oltre all'ecologismo un tanto al chilo dei film precedenti, introduce la tematica della fede. Kiri (Sigourney Weaver) continua il suo cammino di "prescelta del Grande Spirito" e si contrappone qui alla villain Varang (Oona Chaplin), capo della tribù dei Mangkwan, Na'Vi cattivi e assetati di sangue senza nessun vero motivo apparente, i quali hanno ripudiato la religione di Pandora ed hanno iniziato ad adorare il fuoco.
La tematica del colonialismo spietato trova poi una declinazione ulteriore: i Mangkwan iniziano a collaborare con i Terrestri perché affascinati dalle loro armi, in una lotta che ora diviene fratricida.
Ma di tali temi, evocati nel corso della narrazione, a Cameron non interessa davvero nulla: non trovano una vera declinazione, non portano ad una catarsi, esistono come puri strumenti narrativi per creare delle scene, punto, nulla più. Ad essere onesti, Cameron darebbe anche una chiusa alla sottotrama sui Na'Vi eretici, ma è talmente blanda e inconsistente da risultare del tutto evanescente.
La vacuità tematica, anzi il vero e proprio vuoto pneumatico intellettivo è però sempre stata una delle prerogative di Avatar, quindi non si può essere troppo cattivi nei confronti di questo terzo film. L'enfasi, qui, Cameron la riserva nel tratteggiare i personaggi, con il giovane Lo'Ak nuovamente protagonista per buona parte del minutaggio.
Il suo "cammino dell'eroe" è però del tutto uguale a quello che Jakesully affrontava nel primo film: anche lui è un reietto che deve dimostrare il suo valore, in primis al padre, anche lui riesce a motivare i propri compagni grazie all'aiuto di un grosso animale, questa volta marino anziché volatile. Cameron introduce persino una psicologia per il personaggio, perseguitato dalla morte del fratello, ma come sempre non dà neanche a questa traccia narrativa il giusto peso.
Spazio viene dato anche al personaggio di Spider, il figlio di Quarritch, ma viene tratteggiato praticamente come un surfista allampanato, facendolo risultare antipatico, rendendo impossibile appassionarsi davvero anche alla sua storia.
Mai come qui, tutta la componente narrativa risulta fredda, non ci riesce davvero ad appassionare alla lotta dei Na'Vi e ai loro drammi interni e interiori. Tanto che, quando personaggi importanti iniziano a cadere, non si prova nulla, si resta glaciali dinanzi a immagini in teoria drammatiche.
Difetti la cui presenza era scontata. Dopotutto Avatar è sempre stato pura estetica messa al servizio del nulla. Ed è proprio da questo punto di vista che Fuoco e Cenere si dimostra il capitolo più debole di tutta la saga.
Non c'è vera spettacolarità nei circa duecento minuti di durata. I set digitali sono enormi, i valori produttivi sbalorditivi, eppure non ci sono immagini che riescono davvero a suscitare meraviglia. Se nel primo film Cameron si divertiva ad inseguire i protagonisti che correvano sulle montagne volanti e nel secondo a seguirli mentre nuotavano al fianco dei capodogli alieni, qui non c'è un vero elemento portante. Il fuoco e la cenere del titolo non divengono mai elementi davvero caratterizzanti e quando la terra dei Mangkwan viene mostrata, non ha praticamente nessuna carica spettacolare.
Questo perché come sempre Cameron sembra essersi dimenticato della basilare grammatica filmica. Le sue inquadrature sono piatte, i suoi movimenti di macchina sono poco ispirati e mai azzardati, con la conseguenza che le immagini sono sempre piatte. L'esempio più clamoroso è dato dalle scene in cui appaiono i mercanti Na'Vi, le cui imbarcazioni volanti in teoria dovrebbero essere l'apoteosi dello spettacolo visivo, ma che appaiono banali, anche perché la regia decide stranamente di non inquadrarle mai dal basso, con le immagini che sembrano più dei concept art animati che delle vere scene di un film.
Una mancanza di spettacolarità che fa il paio con la vacuità narrativa. Mai come ora, non c'è una storia portante vera e propria e tutta la narrazione è fatta di singole scene tenute insieme dai personaggi, dove la caccia alle balente finale fa da climax praticamente improvvisato. Non c'è progressione nella storia appunto perché non c'è una storia, solo una serie di vignette con protagonisti dei personaggi che restano sempre uguali: Jakesully è sempre l'eroe dubbioso, Quaritch il cattivissimo che potrebbe redimersi ma evidentemente si diverte troppo per farlo, Lo'Ak il giovane impulsivo e insofferente, Neityri nulla più che una guerriera arrabbiata, mentre Kiri e Varang delle macchiette che rappresentano il bene e il male in senso assoluto.
Se quindi era anche comprensibile il perché Cameron abbia voluto dirigere due film con Avatar e La Via dell'Acqua data la loro indubbia carica estetica, non si capisce davvero cosa lo abbia spinto a creare un terzo film così genuinamente privo di qualsiasi forma di spessore, persino quello semplicemente estetico. E che scivola persino nel plagio quando riprende la scena dei fiori che sparano spine avvelenate direttamente da un episodio della serie classica di Star Trek, prova della più totale assenza di idee, la quale prende anche la forma di un terzo atto che è praticamente quello del primo film, con tanto di invocazione alla dea e protagonista che unisce tutte le tribù cavalcando nuovamente il rapace alfa. Con in più appiccicata una fotocopia di quello del secondo film, con la figlia più piccola di Jakesully nuovamente rapita dai cattivi.
Fuoco e Cenere non è solo il capitolo peggiore di una saga che già aveva dei forti problemi sul piano narrativo, ma è anche la morte del cinema spettacolare. Se nei precedenti film era almeno chiara la fascinazione di Cameron per la natura e per i fondali marini in particolare, qui tutto quello che fa è giocare con gli effetti speciali, i quali vanno davvero oltre la perfezione e risultano di una veridicità palpabile, ma non sono messi al servizio di niente, neanche del puro e semplice spettacolo fine a sé stesso.
Se anni fa si diceva, a torto, che "Guerre Stellari" fosse solo effetti speciali e nulla più, forse è arrivato il momento di togliersi la maschera e ammettere come la creatura di Cameron altro non sia che un gigantesco showcase di quale livello gli effetti speciali in performing capture possano raggiungere con un budget faraonico. Un cinema che non è più cinema, ma praticamente un demo reel per la Weta Workshop e le altre aziende che vi hanno preso parte.
Nessun commento:
Posta un commento